Ordine Equestre del  Santo Sepolcro di Gerusalemme

 

LUOGOTENENZA PER L'ITALIA MERIDIONALE TIRRENICA


  CULTURA E SPIRITUALITA' : Riflessioni sul tema dell'Avvento, a cura di Mons. Nicola Longobardo.

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Riflessioni sul tema dell'Avvento

di Mons. Nicola Longobardo


Sabato 24 novembre 2018 alle ore 17:00, presso la cripta della Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio di Napoli Capodimonte, Mons. Nicola Longobardo ha tenuto una riflessione sul tema dell’Avvento, per il cammino di rinnovamento spirituale dei Cavalieri e Dame dell’O.E.S.S.G. e dei suoi aspiranti previsto per l’anno 2018 dalla Luogotenenza per l’Italia Meridionale Tirrenica, Sezione Napoli San Gennaro.
 


L'anno civile inizia con il primo giorno dell'anno, l'anno liturgico, invece, inizia con la prima domenica di Avvento, che è un tempo di attesa breve ma ricco di fascino per la storia che il tempo liturgico ha alle spalle.
L'Avvento è un periodo di quattro settimane che ogni anno apre il ciclo delle celebrazioni del mistero di Cristo.
Incomincia con i primi vespri della domenica che cade il 30 novembre (o nella domenica più vicina a questa data) e termina con i Vespri prima di Natale.
Generalmente questo tempo liturgico viene letto in parallelo con la Quaresima, la quale ultima prepara alla Pasqua.
Secondo il calendario liturgico romano il Tempo Ordinario  è il tempo dedicato al "cammino" della Chiesa nella quotidianità della vita, la connotazione dei suoi momenti si è venuta componendo nel corso dei secoli in maniera spontanea ed intende  il periodo escluso dai contesti liturgici celebrativi di particolare spessore, come l'Avvento, la Quaresima, la Pasqua e il Natale.
Esso riguarda cioè i periodi che non celebrano alcun mistero in particolare, e si snoda in due momenti separati dal ciclo pasquale: ·      dal lunedì dopo la festa del Battesimo del Signore, con la quale finisce il Tempo di Natale, fino al martedì precedente il Mercoledì delle Ceneri; ·      dal lunedì dopo la Pentecoste, solennità che segna il termine del tempo di Pasqua, fino al sabato dopo la Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo, cioè finché non inizia l'Avvento.
La fine della seconda parte del tempo ordinario segna anche la fine dell'Anno Liturgico.
Dal momento che la data della Pasqua è mobile, il numero di settimane della prima e della seconda parte del Tempo Ordinario varia: ·      per la prima parte arriva senz'altro alla quarta, e si può arrivare alla nona; ·      la seconda parte può iniziare come minimo dalla sesta settimana, e come massimo dall'undicesima; la settimana precisa dipende in ultima istanza dal giorno della settimana in cui cade il Natale.
 
La parola Avvento deriva dal termine "adventus", una realtà ampia nel suo concetto latino, difatti poteva essere inteso come una sorta di stato d'animo ma anche una effettività che il popolo viveva in alcune circostanze.
Per Roma in origine "adventus"  era in relazione  alle divinità pagane per celebrare, appunto, un evento che la data divinità aveva compiuto.
Quando poi   la figura dell'Imperatore iniziò ad incarnare anche l'aspetto della divinità, succedeva che in occasione dei suoi  spostamenti nelle varie provincie dell'Impero, l’ingresso cerimoniale del Cesare in una città costituiva l'adventus.
Altro connotato dell'adventus era legato a quando il popolo di Roma accoglieva le truppe di rientro da una battaglia. In queste circostanze risultava lampante l'aspetto psicologico, le paure, l'ansia per apprendere se un proprio congiunto era perito nella guerra appena combattuta ma anche la curiosità per sapere come si era esplicata la strategia militare; insomma "adventus" come una sorta di coacervo di sentimenti che si manifestavano in questi momenti particolari.
Con l'affermarsi del Cristianesimo la comunità cristiana delle origini (fino al terzo secolo d.C.) aveva un'unica realtà che celebrava: la Pasqua. La Quaresima venne dopo la pace di Costantino (editto di Milano 313 d.C.) e con essa andò modificandosi anche l'itinerario del cosiddetto catecumenato, che era una sorta di accompagnamento personalizzato dal paganesimo fino al battesimo. Difatti non fu più possibile praticare l'itinerario lungo mirato alla conversione del cuore per il numero sempre maggiore di adepti; ecco, quindi, materializzarsi la Quaresima come una sorta di catecumenato dal percorso più breve, rivolto alla massa di fedeli, in una sorta di processo di rinnovamento verso Cristo.
In questa fase l’episcopato della Chiesa cristiana si interrogò circa l’eventualità di introdurre delle novità in tema di celebrazioni religiose o di vestire cristianamente delle feste già vissute dal popolo in riferimento agli Dei. Caduto il riferimento non si fece cadere il sentire del popolo, pertanto si preferì mantenere il calendario delle feste pagane, ed in questa logica ecco l’adventus vestirsi di realtà cristiana con una sua forte propensione al futuro nella sua dimensione escatologica, una sorta di duplice realtà che vede rivolto l’Avvento sia alla celebrazione della nascita di Gesù che alla data del Natale finale.
Vediamo innanzi tutto come è nata la festa del Natale. Originariamente la Chiesa non celebrava la nascita di Gesù. Col passare del tempo, tuttavia, i cristiani d’Egitto cominciarono a considerare il 6 gennaio come data della natività. L’usanza di celebrare la nascita di Gesù in quel giorno si andò diffondendo in tutto l’Oriente (Ortodossi, oggi anche le comunità ucraine, ecc.) e risulta come data acquisita all’inizio del IV secolo. Più o meno nella stessa epoca, la Chiesa d’Occidente, che non aveva mai riconosciuto il 6 Gennaio come il giorno della natività, assunse come data celebrativa il 25 Dicembre. Essa fu successivamente adottata anche dalla chiesa d’Oriente. Le ragioni che spinsero molti vescovi a spostare la festa di Natale dal 6 Gennaio al 25 Dicembre furono le seguenti: in quel giorno secondo una consuetudine pagana del tempo veniva celebrato ‘il dio sole’, o meglio la nascita del sole al quale si accendevano dei fuochi in segno di festa, e siccome molti che si erano convertiti al Cristianesimo prendevano pure loro parte a questa festa perché identificavano il sole con Gesù Cristo perché in Malachia egli è chiamato “il sole della giustizia” (Mal. 4:2), quando essi si resero conto che gli stessi Cristiani avevano una certa inclinazione per questa festa, tennero consiglio e deliberarono che la natività di Cristo fosse solennizzata in quel giorno e la festa dell’epifania il 6 gennaio. Ecco appunto l’estrinsecazione del processo della “inculturazione”, ovvero trattandosi di realtà così forti sarebbe stato un errore eliminarle; inculturazione intende anche che la realtà umana viene totalmente abitata dal divino così come è narrato nel Vangelo di Giovanni. Ma vedere ed udire fisicamente Gesù, un uomo con un volto, una carne, era indispensabile per pervenire progressivamente a contemplare in lui, con l’occhio della fede, il figlio di Dio, cioè a scoprire il Verbo fatto carne. E’Gesù, con le parole, i gesti, i miracoli, con tutta la sua presenza, che introduce al mistero e conduce dal vedere un uomo di carne al riconoscere, in quella carne, il Verbo di Dio.
 
Notizie certe sulla pratica dell’Avvento risalgono al 6 secolo d.C., mentre il formulario di preghiere si costituisce verso il 9° secolo d.C. così come il cosiddetto rito romano si consolida a partire dal 10° secolo d.C. . Si tratta, come precedentemente detto, del modo in cui il cristianesimo si incarna in una cultura: ci possono essere accentuazioni diverse su come rapportarsi a Cristo o vivere la realtà della Chiesa. Nel
corso della storia le Chiese di una certa area geografica sono giunte a celebrare lo stesso mistero di Cristo in modi particolari. Questo è avvenuto nella trasmissione della fede, nei simboli della liturgia, nell’organizzazione della comunione fraterna, nella comprensione teologica dei misteri e in varie forme di santità. “In questo modo Cristo, luce e salvezza di tutti i popoli, viene manifestato attraverso la vita liturgica di una Chiesa al popolo e alla cultura ai quali essa è inviata e nei quali è radicata”.
In questo periodo di grande varietà nel modo di esplicare il rito liturgico proliferarono tante eresie, l’espressione  “Lex orandi lex credendi” precisava  appunto  in cosa si credeva attraverso il modo in cui si pregava. In questo scenario si manifestò anche l’aspetto della coincidenza nella stessa persona del Pontefice di Santa Romana Chiesa del potere spirituale e del potere temporale. Pertanto, si iniziò ad avvertire la necessità di uniformare in un unico rito le varie procedure liturgiche e così, nel corso della storia, alcuni cerimoniali sono stati progressivamente assorbiti dal rito romano. Ciò successe a tutti quei riti che avevano una loro autonoma storia inferiore ai duecento anni, altri furono soppressi, come il rito gallicano usato in Francia e quello patriarchino dei patriarcati di Aquileia, Grado e Venezia.
Attualmente in uso nella Chiesa cattolica sono il rito latino e i riti orientali: bizantino, alessandrino o copto, siriano, armeno, maronita e caldeo. Il rito latino comprende il rito romano, quelli di alcune Chiese locali, come il rito ambrosiano per la Chiesa milanese o quello ispano-mozarabico per alcune regioni spagnole, e il rito di alcuni ordini religiosi, come quello certosino. Napoli perse il suo rito perché non aveva una sua pratica consolidata di almeno due secoli, il calendario marmoreo  costituisce l’unico retaggio che riporta i costumi liturgici dell'antica Chiesa napoletana.  Il ritrovamento del calendario avvenne in maniera fortuita nel 1742, quando i marmi furono rimossi dall'ingresso secondario della chiesa di San Giovanni Maggiore. Salvati dalla distruzione, i marmi del Calendario furono valorizzati dal Cardinale Giuseppe Spinelli, che ne affidò lo studio al canonico Alessio Simmaco Mazzocchi, e ne diede una prima sistemazione nella cappella dell'episcopio. È attualmente conservato nel Duomo di Napoli, nella Stefania, basilica parallela a Santa Restituta, divisa da questa da una strada di epoca tardo imperiale di cui resta ancora qualche traccia, e dal complesso battesimale di San Giovanni in Fonte, il battistero più antico al mondo. La duplicità delle basiliche avrebbe corrisposto una duplicità di funzioni liturgiche: chiesa per la liturgia festiva la maggiore (Santa Restituta) e chiesa per la liturgia feriale la minore (Stefania). Quest’ultima veniva anche definita come domestica ecclesia in quanto annessa alla residenza episcopale. Altra particolarità legata al suolo napoletano è da rinvenire proprio nelle catacombe di San Gennaro, le uniche al mondo a presentare al loro interno una fonte battesimale, ubicata vicino alla basilica ipogea di Sant’Agrippino, primo patrono di Napoli. La vasca fu voluta dal vescovo Paolo II che nell'VIII secolo si rifugiò nelle Catacombe di San Gennaro a causa delle lotte iconoclaste. 
Altra ed ultima considerazione da fare verte su questo aspetto: L’avvento è un tempo di preparazione al Natale, desta l’attenzione alla venuta del figlio di Dio ma contempla anche l’attesa per quando tutto sarà ricapitolato in Lui. L’Antico Testamento è tutto un Avvento con la sua attesa di Dio, tra le tante voci risuona più alta quella del profeta Isaia, attraverso le invocazioni messianiche. Noi che abbiamo accolto il Messia ci troviamo destati dal suo ultimo Avvento.  Giovanni Battista detto il precursore affermava che la Chiesa scuoteva i credenti..” non dormite tranquilli perché è venuto, ma proprio perché è venuto dovete essere ancora più desti…” Ci ha dato il Vangelo come norme di vita. La figura di Maria →  Il 2° febbraio 1974 il papa Paolo Vi pubblicò l’esortazione apostolica “Marialis cultus” per il retto ordinamento e sviluppo del culto della Beata Vergine. La “Marialis cultus” accoglie e ripropone gli indirizzi fondamentali in fatto di dottrina e di pietà mariana del Concilio Vaticano II. L’accordo con il Concilio si fonda sul convincimento che la
venerazione della Madre di Dio è fondata sul ruolo da lei avuto nella fase storica dell’evento Cristo e che ancora continua con la sua intercessione celeste e sul fatto che tale venerazione si esprime in modo naturale ed eminente nella celebrazione liturgica dei misteri della salvezza.
 
 L’Avvento quindi è  il periodo mariano più forte, giacché  racchiuso nell'icona biblica di Nazareth lì ove s'intende che si è rivelato il mistero, in un dato momento Dio entra nella storia del mondo nel mentre viene a proporsi all'uomo Il ventre gravido di Maria , il grembo culla indispensabile all'inizio ma anche tomba se non  si nasce nel momento giusto. Ecco, allora, la titubanza ,poi l'accettazione dell'uomo della Sua venuta. In Oriente è pensiero comune ritenere che una volta che la proposta di Dio è giunta spetta all'uomo che l’ha ricevuta offrirla al mondo (praticando la carità). L'Avvento in sintesi è la dimensione del nostro essere cristiani, tutta la nostra vita è un Avvento costante. Un Dio che si propone e che deve essere accolto.  Punto di riflessione di ciò è da rinvenire nelle varie connotazioni che può assumere il verbo venire : Celebrazione di colui che è venuto (grotta di Betlemme) Celebrazione del veniente (Messa ed i sacramenti) Celebrazione del venturo (colui che vivrà nell'amore di Dio) L’Avvento è precisamente la sintesi fra il venuto, il veniente ed il venturo.
 
 
Fraterni saluti in Cristo.

 

 

 

 

 


 

Fonte :  Segreteria della Luogotenenza per l'Italia Meridionale Tirrenica .

 

 

 

 

 

 


 

 

 

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