Ordine Equestre del  Santo Sepolcro di Gerusalemme

 

LUOGOTENENZA PER L'ITALIA MERIDIONALE TIRRENICA


  CULTURA E SPIRITUALITA' : La Basilica del Santo Sepolcro di Miechow in Polonia, antico priorato dell’Ordine del Santo Sepolcro , di Giovan Battista Rossi

prima pagina  

 

La Basilica del Santo Sepolcro di Miechow in Polonia,

antico priorato dell’Ordine del Santo Sepolcro 

 

di Giovan Battista Rossi

 

 

Esterno della Basilica del Santo Sepolcro di Miechow (Polonia)

 

Una trentina di chilometri a nord di Cracovia sorge la cittadina di Miechow, un luogo carico di storia, ma ancora fuori degli abituali circuiti turistici e religiosi della regione della “Piccola Polonia”. Nei pressi della piazza del mercato, la principale della città, sorge la chiesa del Santo Sepolcro, fondata nel 1163 per interessamento della casata Jaxa.

Il crociato e pellegrino polacco Jaxa Gryphius tornò dalla Terrasanta accompagnato da Martino, canonico di quell’Ordine del Santo Sepolcro che dopo la prima crociata curava il culto e l’onore dell’omonima basilica gerosolimitana. Nacque così questo priorato polacco, che ebbe l’approvazione del patriarca Monaco nel 1198 e di papa Innocenzo III nel 1208.

 

Lapide in memoria del fondatore Jaxa Gryphius.

 

Dopo la caduta del regno latino di Gerusalemme i canonici del Santo Sepolcro dovettero abbandonare la Palestina. I priorati sparsi per l’Europa assicurarono la sopravvivenza dell’Ordine: quello di Perugia dal 1293 ebbe il primato su tutti e divenne sede di un arcipriore. Le diverse province ebbero dei preposti e visitatori. Anche l’Europa centro-orientale, comprendente Polonia, Ungheria, Boemia, Moravia e Slavonia, ebbe nel 1299 un suo visitatore nella persona del canonico Ugo; egli riformò il priorato di Miechow dandogli degli statuti in 23 articoli: essi vincolavano sia gli ecclesiastici che i “fratelli, sorelle e donati” delle case e priorati che da dipendevano dalla casa principale.

Nei decenni che seguirono Miechow mirò a emanciparsi da Perugia e il 7 giugno 1365 ottenne dal patriarca titolare di Gerusalemme un sostanziale affrancamento, divenendo un’entità soggetta direttamente al patriarcato stesso e alla sede apostolica. Nel 1372 questa situazione fu confermata da Gregorio XI, con la definizione di una giurisdizione estesa a Polonia, Boemia, Slavonia, Teutonia, Ungheria e Russia. Dal 1374 i preposti di Miechow figurarono come vicari patriarcali generali per la loro provincia e ottennero dal patriarca Guillaume le Chevalier il titolo di preposto generale, confermato nel 1383 dal patriarca Ferdinando.

San Giovanni Canzio, nato a Cracovia nel 1390, diresse la scuola del Monastero del Santo Sepolcro a Miechow prima di insegnare filosofia e teologia nella vicina capitale.

Nel 1434, dopo un’aspra contesa con l’arcipriore di Perugia, I canonici di Miechow ottennero da Urbano IV la conferma di una completa indipendenza. Fu proprio il riconoscimento di questa autonomia a consentire, quando nel 1489 l’ordine dei canonici del Santo Sepolcro fu soppresso da Innocenzo VIII e unito all’Ordine di Malta, la sopravvivenza del priorato polacco, analogamente a quelli spagnoli e tedeschi. Nello specifico fu Giulio II, nel 1505, a confermare ufficialmente con una bolla l’esenzione di Miechow dalla soppressione.

Il priore di Miechow aveva facoltà di aggregare laici alla fraternità dei canonici e alcuni ritengono (come è stato ricordato anche nel convegno romano del 1996 “Militia Sancti Sepulcri”) che egli rivendicasse, come quello di San Luca a Perugia, la facoltà di conferire la dignità cavalleresca.

Gli statuti di Miechow hanno grande importanza documentaria perché si ritengono esemplati su quelli di Gerusalemme, informandoci dunque sulle consuetudini e regole seguite dall’ordine negli anni del regno latino; dalla documentazione di Miechow possiamo anche ipotizzare le caratteristiche dell’abito dei canonici del Santo Sepolcro, che era probabilmente nero con la croce di colore rosso; la croce era quella patriarcale a doppio braccio orizzontale, anche se in alcune stampe antiche figura una croce quintuplice allungata, forse per suggestioni posteriori.

Nel 1819 lo zar Alessandro I, appoggiandosi su di un’interpretazione ad arte di una bolla di papa Pio VII, soppresse Miechow e il suo ordine. La chiesa divenne semplice parrocchiale, ma la memoria delle sue glorie non si estinse: citata ripetutamente dalla storiografia ecclesiastica e cavalleresca, finalmente nel 1996 questa fortezza della fede in Polonia è stata elevata da Giovanni Paolo II alla dignità di basilica.

 

 

 

Il fastoso interno della Basilica del Santo Sepolcro, a Miechow.

 

L’edificio attuale presenta linee tardo – barocche, fastose ma al tempo stesso lievi ed eleganti, che ricordano quelle delle chiese monastiche dei paesi di cultura tedesca.  La chiesa medievale fu abbellita e modificata nel XV e XVI secolo (nel 1503 era stata devastata da un’ incendio), ma prese l’aspetto attuale dopo i profondi rimaneggiamenti subiti tra il 1749 e il 1802.  Restano poche tracce del4-500: qualche affresco frammentario, qualche volta a crociera tardo-gotica. La navata e i numerosi altari, addossati anche ai grandi pilastri, risplendono di marmi pregiati, stucchi e dorature.

 

Affresco superstite dell'antica chiesa medievale.

 

Ricco è anche il tesoro, con oggetti liturgici e paramenti preziosi. Nel contesto del chiostro una costruzione racchiude una copia dell’edicola del Santo Sepolcro di Gerusalemme, risalente al XVI secolo. A fronte delle grandissime difficoltà del pellegrinaggio gerosolimitano in più parti d’Europa si costruirono, per la devozione dei fedeli, imitazioni dell’edicola (celebre e raffinata quella fiorentina di Leon Battista Alberti); a Miechow, soprattutto negli ultimi giorni della settimana santa, era viva la venerazione del Sepolcro vuoto; la riproduzione di esso veniva decorata e vi si deponeva un’immagine del Cristo morto. L’aspetto esteriore presenta tratti rinascimentali, quali le specchiature dello zoccolo, che non ritroviamo nell’originale gerosolimitano antecedente l’incendio del XIX secolo, il cui aspetto, molto semplice, ci è tramandato da antiche incisioni, come quelle di Cornelis de Bruyn per il suo “Viaggio in oriente”. Molto bassa è la porta di accesso: nella camera, sulla destra, è riprodotta la lastra in marmo che nell’originale copre l’antico banco di pietra; la lastra è anche sormontata dalla tavola di legno che a Gerusalemme fornisce il rialzo necessario a consentire la celebrazione della messa. Nel suolo sottostante pare sia stata sparsa terra di Palestina. Attualmente (2008) la costruzione è in restauro.

 

 

 

Edicola del S. Sepolcro in restauro, copia di quella di Gerusalemme .

 

 

 


 

Fonte :  scritti e appunti di viaggio in Polonia del 2008 del Comm. Dott. Giovan Battista Rossi .

 

 

 

 

 

 


 

 

 

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