Ordine Equestre del  Santo Sepolcro di Gerusalemme

 

LUOGOTENENZA PER L'ITALIA MERIDIONALE TIRRENICA


  CULTURA E SPIRITUALITA' : Introduzione al Vangelo secondo Marco , di don Felice Apicella

prima pagina  

 

 

 

INTRODUZIONE

AL VANGELO SECONDO MARCO

 

relazione del

Cav. Sac. Felice Apicella

 

 

 

 

Luogotenenza Italia Meridionale

Sezione de' Principati

 

Incontro spirituale di preghiera, di ascolto della Parola e di meditazione

 

Cava de' Tirreni,  28 Novembre 2008

 

presieduto da S.E. il Luogotenente Cav. Gr. Croce Gen. Prof. Avv. Giovanni Napolitano,

dal Delegato Gr. Uff. Dir.Gen. Giuseppe Raimondi di Cava de' Tirreni - Amalfi,

e dal Direttore del corso di formazione Comm. Prof. Sac. Vincenzo Taiani

 

 

relatore il Cav. Sac. Felice Apicella

 

INTRODUZIONE

AL VANGELO SECONDO MARCO

 

 

 

1.  AUTORE, DATA  E  LUOGO  DI  COMPOSIZIONE 

 

La tradizione della Chiesa primitiva è unanime nell'attribuire il secondo vangelo a Marco, il discepolo di Pietro.

L'affermazione più antica è quella di Papia di Gerapoli il quale, scrivendo agli inizi del II secolo, cita e commemora una testimonianza ancor più remota. L'evangelista è solitamente identificato con il Giovanni Marco di Atti 12.25 e con il Marco di I Pietro 5,13. Il fatto che egli avesse un nome giudaico (Giovanni) e un nome latino ellenizzato (Marco) fa pensare che egli fosse un giudeo proveniente dal mondo di lingua greca; in effetti, egli faceva parte degli ellenisti, nella comunità di Gerusalemme.

Secondo la tradizione, Marco scrisse il suo Vangelo dopo la morte di Pietro (64 d.C.). Marco 13 contiene una predizione della distruzione del tempio, ma mentre i suoi paralleli in Matteo e Luca furono scritti dopo l'evento (70 d.C.) e furono in una certa misura alterati per accordarsi con i fatti conosciuti, Marco 13 si presenta come una predizione fatta prima dell'evento. Di conseguenza il suo Vangelo è datato tra il 65-70 d.C.

La tradizione collega il Vangelo di Marco con Roma (fatta eccezione di Giovanni Crisostomo che assegna il Vangelo ad Alessandria). Da prove interne risulta evidente che Mc. fu scritto per i cristiani non palestinesi ma di origine pagana: c'è, infatti, una scarsa preoccupazione di mostrare il legame del Vangelo con l'Antico Testamento, per questo motivo si prende cura di spiegare usanze giudaiche (Mc. 7, 3-4; 14,12; 15,42), di dare dettagli geografici (Mc. 1, 5-9; 11,1), di sottolineare l'importanza del messaggio evangelico per i pagani (Mc. 7,27; 8, 1-9; 10,12, 11,17; 13,10) e di tradurre parole aramaiche (Mc. 3,17; 5,41.34; 10,46; 14,36; 15, 22.24). Inoltre i riferimenti alla persecuzione (Mc. 8, 34-38; 10, 38-39; 13, 9-13) sembrano suffragare la tradizione di una provenienza romana.

 

 

 

2. STRUTTURA  LETTERARIA  E  CONTENUTO

 

Il Vangelo di Marco è il meno sistematico. Dopo il preludio, costituito dalla predicazione di Giovanni Battista, dal battesimo di Gesù e dalle tentazioni nel deserto (Mc. 1, 1-13), ci sono alcune rare indicazioni che ci aiutano a discernere un periodo di ministero in Galilea (Mc. 1, 14 -7,23); poi i viaggi di Gesù con gli apostoli nella regione di Tiro e Sidone, nella Decapoli, nella regione di Cesarea di Filippo, con il ritorno in Galilea (Mc. 7,24 -9,50); infine un'ultima salita verso Gerusalemme per la passione e la risurrezione (Mc. 10,1 - 16,8).

Queste grandi linee di Mc. tracciano una evoluzione che merita di essere ritenuta storica e teologica: Gesù all'inizio è ricevuto dalla folla con simpatia, poi il suo messianismo umile e spirituale delude la loro attesa e l'entusiasmo si raffredda, allora Gesù si allontana dalla Galilea per dedicarsi alla formazione del piccolo gruppo dei discepoli fedeli, dai quali ottiene l'adesione incondizionata con la confessione di Cesarea; si tratta di una svolta decisiva, a partire dalla quale tutto si orienta verso Gerusalemme, dove si consuma il dramma della passione, coronato infine dalla risposta vittoriosa di Dio: la risurrezione.

E', quindi, il paradosso di Gesù, incompreso e respinto dagli uomini ma inviato ed esaltato da Dio, che interessa soprattutto il Vangelo di Marco, il quale si preoccupa meno di sviluppare l'insegnamento del Maestro e riferisce poco le sue parole. Il suo tema essenziale è la manifestazione del Messia crocifisso.

 

 

 

3. TEOLOGIA  DI  MARCO

 

Benché avvolto nell'alone di Pietro, il Vangelo di Marco, considerato dagli studiosi come il primo dei quattro a livello cronologico, non godette nei secoli cristiani di grande popolarità, sovrastato come fu da quello di Matteo, del quale si credeva fosse una specie di riassunto. Solo in epoca più recente questo scritto è stato oggetto di grande interesse, perché fu considerato come l'espressione significativa della prima predicazione della Chiesa, indirizzata a cristiani di origine pagana, a coloro, cioè, che erano già avviati a una "iniziazione" del mistero cristiano (i catecumeni), a coloro che avevano già sentito il primo annuncio e avevano già avuto il primo slancio della fede, ma che ora dovevano giungere a una più profonda comprensione del mistero di Gesù. Una conoscenza non tanto a livello dottrinale e teologico, quanto a livello di fede e di esistenza.

Un testo illuminante è Mc. 4,11 dove si parla di coloro che sono "dentro" (e comprendono) e di coloro che sono "fuori" (e non comprendono); l'iniziazione è un viaggio dall'esterno all'interno, dalla periferia al centro, da una conoscenza per sentito dire a un'esperienza personale. Il mistero cristiano lo si coglie solo dall'interno.

La domanda a cui l'evangelista vuol rispondere nel suo Vangelo è: "Chi è Gesù?". Ma accanto a questa prima domanda e parallela ad essa ve n'è una seconda: "Chi è il discepolo?". Sono due facce del medesimo mistero: la "via" di Gesù è la stessa "via" del discepolo.

Per rispondere a queste due domande (Chi è Gesù? Chi è il discepolo?), c'è innanzitutto da precisare che, nel Vangelo di Marco, la rivelazione progressiva del mistero di Gesù e del discepolo non avviene solo attraverso discorsi progressivi, sempre più espliciti, ma attraverso una storia che, man mano che si vive, si chiarisce: il Vangelo è racconto, dramma, storia, non una dottrina che si apprende, o un catechismo che si impara a memoria. Se si vuol capire, se si vuol leggere dall'interno, bisogna essere coinvolto in quella storia, si deve vivere la sequela, Non c'è posto per l'osservatore neutrale.

Marco non si limita a rivelare poco a poco il mistero cristiano (chi è Gesù?), ma si preoccupa di condurre il lettore a scoprire le proprie paure, le proprie resistenze (chi è il discepolo?). Così il Vangelo si muove contemporaneamente su due linee: la rivelazione del mistero di Cristo e la manifestazione del cuore dell'uomo. E' il continuo scontro fra questi due aspetti che fa di Mc. un vangelo attuale, drammatico e inquietante. L'uomo vede i gesti di Gesù, sente le sue parole, ma resta incredulo. I motivi di questa resistenza vengono dal suo cuore "malato" (Mc. 7, 17-23), che Gesù è venuto a guarire.

Gesù non ha rivelato subito la sua Persona, ha voluto essere un "Messia nascosto". Infatti, a più riprese, nel ritratto che Mc. delinea di Gesù, si avverte un senso di penombra: di fronte ai demoni che lo riconoscono Figlio di Dio, di fronte ai miracolati che lo vorrebbero acclamare Messia e Salvatore, Gesù oppone quello che è stato definito "il segreto messianico". In realtà, egli vuole solo progressivamente svelare il mistero della sua Persona e in particolare "la via della croce" come l'unico cammino per raggiungere il suo pieno svelamento. E' sulla croce, infatti, che Gesù va riconosciuto come Messia e Salvatore.

La Crocifissione non è sconfitta, ma il trionfo di Cristo, ne è prova il fatto che Mc. fa terminare il suo Vangelo con la professione di fede di un pagano, il centurione, che riconosce in Gesù il Figlio di Dio, proprio al momento della sua morte: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio". Il Vangelo di Marco si potrebbe chiudere così. Difatti egli fa solo un breve cenno alla Risurrezione, parlando del sepolcro vuoto, e il racconto delle apparizioni (Mc. 16,9-20) non è suo: è chiamato, infatti, dagli studiosi "finale canonica di Marco", cioè fa parte delle Scritture ispirate, quindi ritenuta canonica (del Canone biblico), anche se non necessariamente redatta da Marco.

Per Mc. il momento del trionfo di Cristo è la Croce, e anche se scrive per i Romani, pagani (la Croce per loro era un scandalo), il discorso è diretto a noi, perché spesso anche noi rifiutiamo la nostra croce ("chi è il discepolo?"), invece di imitare quella del Maestro ("chi è Gesù?"). Solo adesso possiamo rispondere alle due domande che Mc. si propone di dare una risposta nel suo Vangelo: Chi è Gesù? E' il Figlio di Dio che rivela tutto il suo amore per l'uomo, morendo in Croce. Chi è il discepolo? Colui che, come Cristo, accetta la propria croce , sull'esempio del Maestro, come mezzo di salvezza per se e per gli altri. Potremmo, perciò, leggere idealmente questo Vangelo come un itinerario che comprende varie tappe, in cui si mescolano oscurità e luce, distribuite in due grandi momenti.

Il primo (capitoli 1-8), che ha la sua vera vetta nella scena di Cesarea di Filippo ove Pietro riconosce Gesù come "Cristo", parola greca che traduce quella ebraica di "Messia" (Mc.8, 27-29). Da quel vertice si deve procedere verso un'altra vetta più alta ed è nel secondo movimento del Vangelo (dal cap. 8 alla fine), dove si scopre il vero segreto di Gesù di Nazareth.

Attraverso una "via" spesso evocata (Mc. 8,27; 9, 33-34, 10,17.32.46.52), attraverso tre annunci di Gesù sul suo destino di morte e di gloria (Mc. 8,31, 9,31, 10, 32-34), attraverso la sequela sui passi di Cristo (Mc. 8,34; 10, 21.28.32.52), si giunge sul colle della Crocifissione ed è lì che nelle parole del centurione romano è svelato il mistero ultimo di Gesù: quell'uomo morto in croce è il Figlio di Dio (Mc. 15,39).

 

 

 

 

 


 

Fonte :  testo cortesemente inviato alla redazione dal Relatore dell'incontro spirituale il Confratello Cav. Sac. Felice Apicella  OESSG.

Fonte foto Vangelo:  www.donmariocampisi.it/pagine/resta%20con%20noi%20signore.htm  

 

 

 

 

 


 

 

 

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