Ordine Equestre del  Santo Sepolcro di Gerusalemme

 

LUOGOTENENZA PER L'ITALIA MERIDIONALE TIRRENICA


  CULTURA E SPIRITUALITA' : Il Cammino di Santiago : tra ricordi storici e riflessioni di viaggio , di GiovanBattista Rossi

prima pagina  

 

IL CAMMINO DI SANTIAGO,

tra ricordi storici e riflessioni di viaggio

 

di GiovanBattista Rossi

 

 

La Cattedrale di Santiago

 


E' stato scritto che in un viaggio, più che la meta, conta l'atto stesso del viaggiare. Se questo è vero il Cammino di Santiago è il viaggio per eccellenza.
Secondo un’antica tradizione, menzionata già da San Girolamo, Giacomo detto “il maggiore”, fratello di Giovanni e testimone privilegiato della vita di Gesù, avrebbe raggiunto la Spagna attraverso l’Africa settentrionale, portandovi l’annuncio del Vangelo. Tornato a Gerusalemme vi subì nel 44 il martirio; alcuni discepoli, che lo avevano seguito dalla penisola iberica dove erano stati convertiti dalla sua predicazione, avrebbero riportato il corpo in Galizia. All’inizio del IX l’eremita Pelagio ebbe la visione di luci notturne che consentirono il ritrovamento della tomba. L’archeologia ha mostrato che effettivamente il luogo dell’attuale basilica era sede di una necropoli di origine romana e forse di una tomba-memoria.
Una prima piccola chiesa, costruita all’inizio del IX secolo da Alfonso il Casto, re delle Asturie, divenne rapidamente luogo di pellegrinaggio; in pochi decenni sul colle del Cebreiro, tuttora tappa del Cammino, sorse un primo ospizio di pellegrini. San Giacomo, dichiarato patrono della Spagna quando essa non aveva ancora realtà politica, essendo sottomessa agli arabi, divenne il protettore della “reconquista” la lunga lotta che sottrasse la penisola al loro dominio. Già nell’899 si dovette consacrare una basilica più grande e negli anni seguenti incominciò l’afflusso di pellegrini da tutta Europa, attestato dal ritrovamento di monete del più diverso conio. Abbastanza documentato è il racconto della distruzione per mano araba, leggendario quello di una ricostruzione ad opera di Carlo Magno; è invece dato storico certo che sotto l’impulso dell’ordine cluniacense si siano moltiplicati ospizi e chiese e si siano delineate le direttrici del pellegrinaggio. Alla fine del XII secolo la basilica romanica, giunta sino a noi, era terminata, e il Codex Calixtinus forniva la prima guida per il pellegrino, dettagliata anche nella definizione dei cammini e delle tappe come li conosciamo ancora oggi. Accanto ai monaci e ai re anche gli ordini di Terrasanta, ospedalieri e templari, ebbero i loro ospizi; a Torres del Rio i canonici del Santo Sepolcro possedettero la rotonda, del XII secolo, la cui torre lanterna era faro notturno per i pellegrini; l’antico edificio, restaurato, è oggi luogo caro ai membri spagnoli dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Gli anni in cui la festa di San Giacomo cadeva di domenica diventarono giubilari. Uomini di ogni condizione, da ogni parte d’Europa, lasciavano le loro certezze per porsi “in itinere sancti Jacobi”, confluendo, come attraverso gli affluenti di un fiume, sui quattro cammini francesi che a valle dei Pirenei diventavano uno. In tal modo persone di lingua ed etnia diverse si incontravano e integravano le loro culture; la nostra epoca ha fatto sua l’affermazione di Goethe secondo cui l’Europa si fece sul cammino di Santiago. Con Roma e Gerusalemme questa città fu il terzo polo di attrazione della cristianità; un episodio che attesta il prestigio raggiunto da Santiago de Compostela è quello riguardante Niccolò III d’Este: nel 1413, pellegrino a Gerusalemme, investì cavalieri del Santo Sepolcro i propri dignitari; subito dopo, pur essendo già cavaliere, volle rinnovare la propria dignità in quel luogo augusto; calzò tuttavia unico sperone, esprimendo il voto di ricevere l’altro a San Giacomo in Galizia.
La riforma protestante, che assimilò i pellegrinaggi a forme di superstizione, le guerre di religione, che costrinsero a nascondere con un muro la tomba dell’apostolo, l’illuminismo e l’invasione napoleonica passarono come una tempesta anche sul Cammino di Santiago. Il risveglio cominciò dopo i primi decenni del XIX secolo: la tomba, murata all’epoca delle incursioni inglesi, fu riscoperta; il movimento romantico rinnovò l’interesse verso le tradizioni del medioevo; la pratica del pellegrinaggio ebbe nuova linfa, dopo le celebri apparizioni mariane di rue du Bac, di la Salette e di Lourdes.
Nonostante la comparsa di scritti, anche di fonte cattolica, avversi alla veridicità storica dell’associazione tra Compostela e l’apostolo Giacomo, la tradizione e la devozione plurisecolare hanno ripreso il sopravvento; dopo le due guerre mondiali e quella civile spagnola la seconda metà del XX secolo ha visto crescere costantemente il numero dei pellegrini. Il Cammino è diventato di nuovo metafora privilegiata della vicenda terrena dell’uomo e occasione di rigenerazione e riflessione per credenti e scettici.
Nel 1982 Giovanni Paolo II, nella consapevolezza del significato del luogo, lanciò proprio da Santiago il suo celebre appello di vescovo di Roma alla “vecchia Europa” affinché ritrovasse le sue radici cristiane, cancellando le divisioni e facendosi riferimento di civiltà e di accoglienza per tutto il mondo.
Nel 1985 l’UNESCO dichiarò il Cammino patrimonio dell’umanità e due anni dopo Il Consiglio d’Europa lo riconobbe come primo itinerario culturale europeo.
Nel 1989 papa Wojtyla, mentre le barriere tra l’est e l’ovest d’Europa cominciavano a sgretolarsi secondo il suo profetico auspicio, tornò a Santiago per una memorabile Giornata Mondiale della Gioventù.

 

 

    

Cammino di Santiago: Conchiglia nel selciato della strada, e Pellegrini in cammino a Roncisvalle.


Da tempo avevamo il proposito di percorrere questo antico e affascinante itinerario; quest'anno, dichiarato santo, ci è sembrato un invito a mettere in atto i nostri progetti, visto che di cose da farsi perdonare ce n'è sempre un buon numero.
Chi si può ritagliare non più di tre settimane scarse non ha altra scelta che l'automobile. Molti vanno a piedi, percorrendo in un oltre un mese, se non in un tempo maggiore, i circa 800 chilometri del "cammino francese" ossia della strada più battuta fin dal Medioevo, dai Pirenei a Santiago, corrispondente al percorso sul quale cui la grande maggioranza dei pellegrini di tutta Europa si incontrava. Noi, oltre a non essere allenati camminatori, desideravamo vedere tutto il possibile. Oggi percorrendo a piedi gli ultimi 100 chilometri si può ottenere la "Compostela", ossia l'attestato di aver raggiunto Santiago alla maniera antica. L'esperienza fatta ci ha dimostrato che l'ultimo tratto non è il più affascinante; esso salta, insieme a paesaggi grandiosi, tutta la parte più ricca di storia. Non suoni difesa del nostro stato di “peregrinos en coche” (pellegrini in auto), che anzi un po' di invidia per chi ha tempo e forze di andare a piedi l'abbiamo provata; ma, se si fa questa scelta, si aspetti il momento giusto e si faccia l'intero cammino.
Raggiungiamo i Pirenei in soli due giorni, mescolati a quanti fanno ritorno dalle vacanze in direzione Nord e condividendone tutti i disagi legati al traffico. Da questo momento seguiamo le strade che costeggiano il cammino medievale, ricorrendo ai moderni svincoli quasi esclusivamente all'ingresso e all'uscita delle città maggiori, dove la crescita urbana ha reso più difficile percorrere la strada antica.
Già in Francia ci diviene familiare una serie di riferimenti che non ci lasceranno fino alla meta: cippi e segnali stradali con la conchiglia, una freccia gialla o il simbolo dell'Europa, e croci di via, in pietra o in ferro. L'antico sentiero talora costeggia la strada carrozzabile, talora se ne allontana un po' affrontando in modo più tortuoso i dislivelli; altre volte esso incrocia più volte la strada per le auto, e in questi casi puntuale è la segnalazione, sia per gli automobilisti che per i pedoni. I pellegrini a piedi sono innumerevoli: in un'ora se ne incontrano svariate decine. Sono uomini e donne, per lo più giovani, talora maturi, isolati o in gruppi, con lo zaino, il bastone e la conchiglia. Nelle città la strada, un tempo centrale, che corrisponde al Cammino è segnata da conchiglie in pietra o in metallo incastonate al centro del selciato. Questa ininterrotta rete di segni dà sicurezza a chi procede; essa testimonia che anche quando la strada è più solitaria o faticosa altri uomini hanno potuto già percorrerla; come la vita umana, dunque, non è un andare impossibile, né vano. Tra gli insegnamenti che il Cammino può dare c'è questo: se si hanno dei riferimenti è più facile raggiungere la meta, ma soprattutto ci è concessa la serenità nell'andare; una comunione di uomini ci precede e ci lascia in eredità le sue tracce: nel cammino quotidiano sono i nostri vecchi, i santi o i profeti, ma anche gli autori delle cui opere ci siamo nutriti o coloro che ci sono stati maestri nel lavoro.
La strada procede tranquilla e spesso consente anche all'automobilista di riflettere, guardando l'orizzonte; si può misurare con metro diverso i ritmi del proprio tempo e pensare alla vita di ogni giorno, dove il silenzio è una rara e preziosa conquista. Assai suggestivo è lo spoglio altopiano di Castiglia; al mattino il sole non è così duro e illumina obliquo i campi dove pochi mesi fa c'era il grano; in questa luce ancora delicata è difficile sottrarsi all'impressione che insieme agli uomini camminino anche alcuni angeli.
Ripetiamo gesti antichi: a Roncisvalle piantiamo una croce fatta con due rami accanto al cippo di Orlando; a Foncebadon lanciamo una pietra ai piedi dell'alta croce di ferro; accanto a un piccolo cimitero posiamo un fiore selvatico sul monumento di un pellegrino che qui è morto senza raggiungere Santiago, ma al tempo stesso senza mancare la meta.
Facciamo l’abitudine a un saluto particolare: nell'uscire da un museo come da un bar all'usuale “adios” sentiamo talora aggiungere "e se vai a Santiago, buon Cammino".

 

 

  

Il Santo Sepolcro di Torres del Rio  -  Cattedrale di Burgos controluce al mattino.

 

 

 

Cammino di Santiago: Magnifico Ospizio rinascimentale per Pellegrini a Leon.


Sfioriamo modesti resti di cappelle e antichi ospizi, paesi con chiese immense, segno delle glorie del passato e castelli arroccati sui monti; tocchiamo monumenti magnifici, primo fra tutti la gotica cattedrale di Burgos che, meritatamente, si affianca alle grandi realizzazioni architettoniche dell'umanità.
Infine siamo al Montxoi: il monte della gioia: di qui si scorgono per la prima volta le torri della cattedrale di Santiago: gli alberi, crescendo, hanno obbligato a costruire una piattaforma sopraelevata, ma la vista rallegra ancora oggi, come fu per milioni di uomini nei secoli. La strada scende e raggiunge la città vecchia, ormai priva di mura, ma compatta e riconoscibile; ancora poche viuzze, le ultime conchiglie nel selciato e poi a sinistra si allunga la fila di coloro che attendono, con tradizione antichissima, di entrare per la prima volta dalla parte posteriore della chiesa, attraverso la Porta del Perdono;  la maggioranza va però dritto per ammirare prima la piazza: una volta scura copre una breve scalinata in discesa; un giovane con zaino e bastone la percorre ma si siede sul penultimo scalino accendendo una sigaretta, a prolungare ancora un po' il proprio "Cammino". Altri vanno spediti e ai loro occhi si apre la meraviglia della piazza dell'Obradoiro, l'opera d'oro, dominata dalle alte torri frastagliate di sculture. Due ragazze, che hanno fatto insieme la strada, o una sua parte, si abbracciano a lungo. Abbracci simili si ripeteranno alla Messa del Pellegrino, al momento del segno della pace.

 

FINISTERRE : " finis terrae "


Ma la strada non è ancora finita, e molti si avviano, l'indomani, sugli ultimi chilometri, verso Finisterre. Boschi, poi scogliere sul mare, infine la cittadina più occidentale della Spagna. All'uscita sorge la chiesetta della Madonna delle Arene o "de finibus terrae"; tra gli appellativi che gli uomini di ogni tempo hanno attribuito a Maria, pochi hanno la suggestione di questo: Nostra Signora dei limiti del mondo, posta a custodia di chi, per duro lavoro, si avventura su quello che la Genesi chiama l’abisso.
L'ultima croce di via, un piccolo cimitero di tombe vuote a ricordo di chi dal mare non ha fatto ritorno, l'ultimo cippo con la conchiglia e l'indicazione del chilometro zero, e il faro. Oltre solo l'oceano verso il quale precipitano le rocce; davanti ad esso l'uomo di oggi, come quello del medioevo, pur con diverse conoscenze geografiche, può misurare la finitezza del proprio mondo e il limite del proprio tempo, ma guardare oltre, verso il sole che declina.
Ora si può tornare indietro, speriamo rinnovati; la nostra strada da questo momento va verso oriente.

 

Pellegrini percorrono il Cammino di Santiago.


 

 

 

 


 

Fonte :  scritti e appunti del viaggio di pellegrinaggio a Santiago del 2010 del Cav. Dott. Giovan Battista Rossi .

 

 

 

 

 

 


 

 

 

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