Il Luogotenente Cav. Gran Croce Prof. Giovanni Battista Rossi ricorda l’architetto Osama Hamdan, docente di restauro, collaboratore della Custodia di Terra Santa e dell’Associazione Pro Terra Sancta.

Il Luogotenente Cav. Gran Croce Prof. Giovanni Battista Rossi ricorda l’architetto Osama Hamdan, docente di restauro, collaboratore della Custodia di Terra Santa e dell’Associazione Pro Terra Sancta.

L’8 febbraio 2024 Osama Hamdan ci ha lasciati. La Terra Santa ha perso un uomo di grande valore, che si è speso fino alla fine per la salvaguardia dei beni storici come fonte di riscatto sociale e promozione di pace.

La prima volta che lo incontrai era all’interno di una trincea di scavo a Sabastya, coperto di polvere, entusiasta per il fatto che i blocchi di pietra che venivano alla luce rivelavano un origine molto antica.

Da allora non vi è stata visita in Terra Santa in cui non lo abbia cercato e incontrato.

Era un uomo instancabile: la sua cultura nasceva da radici diversificate, armonizzate in una personalità che ne distillava una visione integrata.

Arabo di Gerusalemme, apparteneva a una famiglia musulmana in cui le tradizioni conservavano il loro valore. Fondamentali erano stati l’incontro e la collaborazione con il grande archeologo francescano Padre Michele  Piccirillo, e la specializzazione a Torino. In Italia aveva conosciuto Clara, sua moglie, che lo seguì in un ritorno, non privo di difficoltà, a Gerusalemme. Per gran parte della vita collaborò con le istituzioni francescane di Terra Santa; penso vi abbia trovato quella passione per la ricerca e salvaguardia delle memorie storiche, intrisa di attenzione all’uomo, che gli era propria.

Nel recupero dei siti storici in Palestina guardava sempre alla loro promozione come occasione di riscatto e lavoro, anche femminile, in una società dove spesso le donne sperimentano limiti alla propria autonomia.

Questo valeva non solo per i siti “alti”, ma anche per le costruzioni tradizionali divenute confortevoli guest house, in angoli di tranquillità che potrebbero ben trovarsi in tante campagne delle nostre regioni.

Con lo stesso spirito andava avanti l’iniziativa cui ha dedicato anche le ultime energie: la produzione di profumi a Betania integrata nel progetto di valorizzazione del sito francescano e della tomba di Lazzaro, recentemente restaurata.

Ha diretto la scuola di mosaico di Gerico, nata da un’idea di Padre Piccirillo, che offre formazione e lavoro a giovani di diversa religione, anche disabili, e che ha contribuito al restauro della basilica delle Nazioni al Getsemani e di ambienti del Santo Sepolcro. Essa resta un fiore all’occhiello, con la sorella minore, la scuola di ceramica di Nisf Jubeil.

Osama raccontava insieme, con pacatezza e senza astio, anzi con un filo di ironia, le difficoltà amministrative che non erano mancate alla sua famiglia, sopratutto nella fase del ritorno, e quelle derivate dalla non adeguata comprensione e valorizzazione di alcune sue attività in Palestina.

Laico e musulmano considerava un privilegio aver lavorato nel luogo più venerato della cristianità, seguendo per i cattolici i restauri dell’edicola del Santo Sepolcro di Gerusalemme e poi collaborando alla prima fase del restauro del pavimento, prima che la sua salute declinasse. Riguardo a quel pavimento, fece a tempo ad assistere, e lo raccontava con entusiasmo misto a stupore, proprio dell’archeologo che raccorda un reperto con le fonti della tradizione, al ritrovamento di muretti a secco compatibili con il giardino di cui parla il Vangelo di Giovanni.

Nulla può eguagliare il dolore della sua famiglia, ora che, davvero troppo presto, se n’è andato, né quello delle persone che più strettamente ne hanno condiviso l’avventura culturale, come Carla Benelli, storica dell’arte, anch’ella allieva e collaboratrice di Padre Michele.

Tuttavia anche per me e per mia moglie questo 8 di febbraio del 2024 è stato un giorno di particolare tristezza.

Osama se n’è andato in un periodo in cui la Terra Santa è ancora una volta intrisa di dolore. Per un costruttore di pace questa angoscia si è unita alla malattia. Ciononostante fino all’ultimo ha continuato a dispensare i suoi suggerimenti per la continuazione delle molte opere che portava avanti e con cui collaborava.

Era uomo giusto, con la sua morte siamo più poveri. Lo affidiamo al Dio di Abramo, Padre comune.

“foto di Custodia Terræ Sanctæ”